La legge, nota come AI Act, che regolamenta l’intelligenza artificiale è stata approvata a metà giugno dal Parlamento europeo. Manca ora il via libera del Consiglio, ma sembra che non ci sia ancora un accordo sulle norme relative all’IA generativa. A questo punto è improbabile l’approvazione definitiva entro fine anno. Intanto il Garante europeo della protezione dei dati ha pubblicato il suo parere finale.
Accordo difficile da raggiungere
La bozza originaria del testo, presentato dalla Commissione europea oltre due anni fa, non c’era nessun riferimento all’intelligenza artificiale generativa. Il lancio pubblico di ChatGPT da parte di OpenAI è infatti avvenuto a novembre 2022. Il Parlamento europeo ha quindi aggiunto regole specifiche per i cosiddetti LLM (Large Language Model), sulle quali è in corso un’accesa discussione.
Durante i primi tre incontri tra Commissione, Parlamento e Consiglio non è stato raggiunto un accordo sulle regole da applicare ai sistemi IA generativi. La Spagna ha proposto un approccio a livelli in base al numero di utenti e obblighi aggiuntivi per i modelli di grandi dimensioni (come GPT-4), inclusi controlli regolari per scoprire potenziali vulnerabilità. Altri paesi affermano però che i modelli più piccoli sono ugualmente rischiosi.
Non è ancora noto l’esito del quarto incontro avvenuto il 24 ottobre. Un quinto incontro è previsto a dicembre. Considerata l’attuale distanza tra i Paesi membri, un accordo sembra improbabile entro fine anno. L’approvazione della legge potrebbe essere ostacolata anche dalle elezioni europee del 2024.
Nel frattempo, il Garante europeo della protezione dei dati (EDPS) ha pubblicato il parere definitivo sulla legge. Il Garante ritiene assolutamente necessario vietare l’uso dei sistemi IA che comportino rischi inaccettabili per le persone e i loro diritti fondamentali. Ad esempio deve essere vietato l’uso dei sistemi IA per il riconoscimento automatico delle caratteristiche umane negli spazi pubblici e la categorizzazione delle persone in base alla caratteristiche biometriche.
Fonte: Luca Colantuoni per Punto-informatico.it